Il Foglio Ai: a cosa serve l’intelligenza artificiale se mancano i lettori?
Il progetto di un giornale interamente scritto dall’IA conferma un concetto che ho espresso anche nella mia tesi.
Ma procediamo con ordine. Anzitutto, Il Foglio è uno straordinario caso tutto italiano di giornale senza lettori, sostenuto interamente dal finanziamento pubblico erogato dal Governo. Destra o sinistra al potere fa poca differenza per il direttore Cerasa (detto “Cerata” per tutte le volte che si bagna pensando al premier di turno), l’obbiettivo è sempre e solo uno: ungere per bene le natiche all’azionista di maggioranza del suo quotidiano, il Governo appunto.
Parlando un po’ di numeri, nel 2023 Il Foglio ha ricevuto ben 2 milioni di euro sotto forma di finanziamento diretto, che sommati a tutti quelli ricevuti dalla sua nascita (1997) danno l’esorbitante cifra di 65 milioni. In altre parole, tu che stai leggendo contribuisci ogni anno con soldi delle tue tasse a sostenere un giornale che magari non hai mai letto e mai leggerai.
Il Foglio non è l’unico giornale che riceve il finanziamento pubblico (quelli che non lo fanno si contano sulle dita di una mano), ma è senza dubbio il giornale con la sproporzione più alta tra il numero di lettori - vicini allo zero assoluto - e l’ingente finanziamento erogato dal Governo.
Ciliegina sulla torta, il fondatore del Foglio è il diversamente coraggioso Giuliano Ferrara, sempre pronto a colpire l’asino dove vuole il padrone (copyright Vittorio Feltri). Lo stesso giornalista cuor di leone che negli anni ‘80 arrotondava facendo l’informatore prezzolato della CIA. Nel 2003 racconta la sua esperienza dicendo che si era fatto corrompere ben volentieri da un giovane agente che gli consegnava i dollari dentro una busta giallina. A detta sua “il passaggio di mano della busta aveva qualcosa di erotico”. De gustibus, chi siamo noi per giudicare le perversioni erotiche degli altri. Certo che se questo “altro” è un giornalista, forse ha sbagliato mestiere.
Finito questo digressivo identikit della testata, vengo al punto di questo articolo: “Il Foglio Ai”. Un mesetto fa ho avuto la sfortuna di imbattermi in un post su Threads di Claudio Cerasa in persona.
Avevo da poco consegnato la tesi in cui parlavo anche di giornalismo e intelligenza artificiale. Devo ammettere che per un attimo ho provato la sensazione alquanto spiacevole di aver avuto la stessa idea del direttore del Foglio. Poi però, approfondisco un attimo e per fortuna non era così. Il progetto del Foglio è quello di un giornale interamente scritto dall’AI, stimolata dai prompt del direttore. Agli antipodi di ciò a cui ho pensato scrivendo la tesi, ovvero un’AI a supporto del lettore e non un sostituto della redazione.
Nella tesi giungo alla conclusione che l’intelligenza artificiale, se ben sfruttata, può rivelarsi un amplificatore dello stato di salute della testata. Se però lo stato di salute è scarso c’è ben poco da amplificare. Per rendere il concetto meno aulico, l’intelligenza artificiale è un po’ come il reggiseno push-up: aiuta se c’è qualcosa da aiutare.
Ieri il solito Cerasa, spiega ai suoi lettori - non pervenuti - che il Foglio Ai si evolverà in un settimanale (checculo!); lo fa facendosi intervistare dall’AI: il primo caso di onanismo digitale.
Su Instagram trovate alcuni botta-risposta di questa intervista; per chiudere in bellezza, vi ho riportato i più (in)significativi.
Pranzo gentilmente offerto dalla CIA, si presume.
Tutte cose che Il Foglio non ha mai fatto. Dio li fa e li accoppia.
Collaboratore pure meno costoso, chissà che il prossimo anno chiediate meno soldi pubblici al governo.
Eccolo là, Claudio Cerata si è bagnato persino rispondendo all’AI.